La Cattedrale

All’angolo orientale della città, tra scirocco e mezzogiorno, fu eretta nel 1093 l’antica   “Chiesa Maggiore”, che il Conte Ruggero, in virtù di un voto fatto, dedicò alla Trasfigurazione del SS. Salvatore: “Inclita Urbs nostra Malaria, jam inde ab istituto in ea Episcopatu…fuit eritque in perpetuum sub patrocinio SS. Salvatoris…ad cius invocationem magnus ille Comes Rogerius inito cum Saracenis proemio, pericolo ex equi lapsu ereptus, quo tunc loco stagnum erat, benefici memorie[1].

Il tempo della costruzione della Cattedrale si deduce dal diploma del 1144 con il quale il Re Ruggero II, confermava ad Oberto, secondo Vescovo di Mazara, la donazione dei privilegi concessi dal Conte Ruggero, suo padre, in occasione della fondazione del Vescovado, avvenuta col diploma del 1093, ove si accenna all’edificazione del Duomo, fatta in quell’occasione.

La Basilica con tre absidi e tre navate sostenute da colonne di granito monolitiche, provenienti forse da qualche monumento pagano, con il tetto istoriato, ricco d’intagli e dorature, con decorazioni musive, con portici e torre campanaria staccata, mantenne quasi intatta la primitiva costruzione per tre o quattro secoli, quando iniziò per opera dei vescovi tutta una serie di restauri, di rifacimenti e di modificazioni che culminarono nella completa trasformazione dell’edificio normanno nel tempio seicentesco, avvenuta sul finire del XVII secolo.E’ ad ogni modo storicamente certo, sia dai documenti sia dagli stessi resti architettonici, che la Cattedrale Normanna dovette avere la stessa posizione e le stesse dimensioni, 57 metri di lunghezza per 42 di transetto, dell’attuale.

[1]        12   Archivio Comunale di Mazara, Atto pubblico del 23 agosto, in Codice Diplomatico, anno 1614.

Difatti l’abside ed il titolo e le braccia della grande croce latina si conservano come nell’antica pianta, con l’aggiunta delle volte, delle cupole e delle decorazioni.

L’edificio originario era caratterizzato da una grande abside centrale, da un’altezza non troppo elevata, circa 10 metri, come si può dedurre dai resti delle colonne della navata, oggi conservati nella sacrestia e da absidi laterali precedute da almeno una campata, mentre il tetto era a forma di carena rovescia, di legno a cassettoni, dipinto ed indorato, così come le altre cattedrali edificate da Ruggero in Sicilia.

Nei primi secoli i Vescovi che si succedettero conservarono gelosamente l’architettura arbo-normanna, ad eccezione fatta per Tustino, terzo Vescovo di Mazara, che nel 1176 la decorò e vi innalzò un ambone sostenuto da otto colonne[1]: “Idem Episcopus (Tustinus, seu Tristanus) Concionatorum suggestum octo columnis innixum condidit in suo tempio Cattedrali”.

La facciata principale era fiancheggiata da due torri, una delle quali sopraelevata in campanile, il lato sud del transetto era anch’esso fiancheggiato da una torre mentre al centro dello stesso s’intravedeva un corpo rialzato.

Un altro campanile, dalla linea agile ed elegante, sorse isolato nel Piano Maggiore dove poi fu eretta la statua di S. Vito.Stette in piedi fino al 1587 ed era a forma di piramide con cinque ripiani, terminante a cuspide, ricco di pregevoli motivi architettonici, come raffigurato in un’incisione[2]del 1516.Di notevole rilievo e pregio artistico furono i motivi ornamentali e le decorazioni aggiunte nel XVI e XVII secolo, tra le quali risaltano particolarmente i rincasi, tre nelle testate e una su ogni fiancata, che tuttora ornano all’esterno, sia l’abside sia le mura del transetto.

Una consistente ristrutturazione subì ancora la Basilica, soprattutto all’interno, verso la fine del XVII secolo ad opera di Mons. Graffeo, ma il prospetto rimase incompiuto sino al 1906 quando fu sistemata la nuova facciata su progetto dell’architetto.Francesco Valenti.

Il paramento esterno è realizzato in pietra locale da intaglio La facciata risulta  distinta in tre ordini.

In quello inferiore, due alti zoccoli delimitano e danno risalto al portale centrale, secentesco, ad arco a tutto sesto, con due colonne marmoree slanciate collegate da una trabeazione arcuata, sormontato dall’alto rilievo del 1584 raffigurante il Conte Ruggero a cavallo trionfante sul nemico battuto. Nel secondo ordine, quattro  semicolonne doriche delimitano due campi simmetrici, all’interno dei quali, come in delle nicchie, sono collocate due statue, che raffigurano Cristo e la Madonna. Nel terzo ordine, quello superiore, vi è posta al centro una finestra rotonda, circondata da manieristici fregi e come sorretta da due angeli dai panneggi svolazzanti.

 

 

 

[1]                      13   Pirri Rocco., Sicilia sacra, op. cit.

[2]                      14    La città di Mazara nel XVI secolo, in Adria G. Giacomo, Topographia inclytae civitatis Mazariae, op. cit.